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Bancarotta Dimaiolines a Torre del Greco, sette arresti: in carcere gli armatori

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TORRE DEL GRECO

Sette ordinanze di custodia cautelare per il crac della Dimaiolines a Torre del Greco. A un anno e mezzo dal fallimento che ha inguaiato 800 famiglie della città del corallo, sono finiti dietro le sbarre del carcere il titolare della compagnia di navigazione Carlo Di Maio, la sorella Angela Di Maio e il cugino Angelo Di Maio (ex consigliere comunale). Detenzione in carcere anche per Angelo Pica, presidente del collegio dei sindaci, ex assessore della giunta comunale guidata dal sindaco Antonio Cutolo. Sono accusati di bancarotta fraudolenta. Ai domiciliari, invece, sono finiti Massimo Balzano, Alfredo Ibello e Concettina De Felice. 

Angelo Pica, cugino dei Di Maio, secondo la ricostruzione degli investigatori, esercitava contemporaneamente le funzioni di controllore e controllato in quanto se da una parte era il vertice del collegio sindacale, dall’altra parte era di fatto il consulente contabile della società. Massimo Balzano è un dipendente della società: secondo l’accusa avrebbe concorso al reato di bancarotta fraudolenta di tipo documentale. In sostanza, quando i problemi finanziari della società stavano avendo una certa risonanza avrebbe portato via dalla sede operativa di viale dei Pini la documentazione contabile – cartacea e informatica – che avrebbe consentito di ricostruire il patrimonio della compagnia di navigazione. Alfredo Ibello e Concettina De Felice sono due componenti del collegio sindacale che – insieme al presidente Angelo Pica – avrebbero omesso di esercitare i loro poteri di controllo e avrebbero così concorso in maniera omissiva alla distrazione del denaro proveniente dai risparmiatori, calcolato intorno ai 6 milioni di euro. Per un ottavo indagato, residente in Svizzera, la procura ha chiesto una rogatoria internazionale per l'arresto. Indagate, inoltre, cinque persone nei cui confronti sono scattate perquisizioni domiciliari a Torre del Greco e Frascati.

Le indagini condotte dalla guardia di finanza di guardia di finanza scattarono a settembre del 2010, dopo la presentazione di alcune denunce da parte di risparmiatori che avevano investito tra il 2003 e il 2010. Una raccolta abusiva del risparmio riscontrata durante le perquisizioni effettuate dalle fiamme gialle nell’ottobre 2010 che portarono al ritrovamento di un dettagliatissimo report nella disponibilità di Angelo Di Maio. «La raccolta abusiva del risparmio – sottolinea una nota firmata dal procuratore capo Diego Marmo – ha poi creato danni gravissimi ai risparmiatori in quanto i cugini Di Maio hanno continuato a incamerare ingenti somme di denaro sui loro conti personali nonostante il dissesto finanziario e la decozione della società avvenuta nel 2007». Ovvero, mentre la compagnia di navigazione accumulava perdite che non giustificavano più la sua esistenza già dall’inizio del 2007, i tre Di Maio continuavano a raccogliere il risparmio degli investitori, a cui venivano perfino prospettate possibili «espansioni» della società

Oggetto di distrazione pure il principale bene della Dimaiolines, ovvero la motonave «Baia Sardinia» utilizzata fino all’agosto del 2010 per effettuare il trasporto di auto e passeggeri verso la Sardegna. Una nave che avrebbe potuto costituire un «premio di consolazione» per i circa 400 creditori ammessi al passivo fallimentare per un ammontare di circa 10 milioni di euro. Le indagini hanno permesso di accertare che i Di Maio hanno venduto in maniera solo fittizia – o quanto meno per un prezzo che la procura definisce «vile» - la Baia Sardinia per aggirare le leggi in vigore sulle vendite di imbarcazioni a società extracomunitarie. La nave è stata, infatti, ceduta a una società liberiana che a sua volta l’avrebbe venduta a un’azienda turca. Di qui, il nome dell’inchiesta «Cose turche» condotta dalla guardia di finanza. Sull’imbarcazione pende un decreto di sequestro preventivo del gip di Torre Annunziata che dovrà essere eseguito mediante rogatoria internazionale.

 

ALBERTO DORTUCCI - VINCENZO LAMBERTI

23/03/2012