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La super-Iva manderà a picco i consumi degli italiani

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Roma.L'aumento delle aliquote Iva a partire dal giugno 2013 avrà un effetto perverso sulla produzione, sui consumi e sui redditi delle famiglie. Il mondo imprenditoriale è concorde nel criticare con asprezza la decisione presa dal governo, nonostante la promessa che si sarebbe fatto di tutto per evitare l'inasprimento dell'imposta. I calcoli sono presto fatti: il punto in più delle due aliquote Iva (dal 21 al 22% l'ordinaria e dal 10 all'11% la ridotta) si mangia gran parte degli sgravi Irpef del 2013, e a partire dal 2014 i contribuenti ci rimettono. Mentre lo Stato incassa circa 3,5 miliardi in più l'anno prossimo e 7 miliardi a partire dal 2014.Ma non è solo il conto del dare e dell'avere a spaventare le imprese, soprattutto quelle agricole e del terziario. È inevitabile l'impatto negativo sull'inflazione e sull'economia in generale. La media dell'inflazione 2013 potrebbe passare dal previsto 1,8% al 2,2%, riducendo ancora il potere d'acquisto delle famiglie. Secondo i calcoli della Confcommercio, la riduzione dei consumi arriverebbe a -0,9%. Ovviamente, gli effetti sul 2014 sono ben peggiori, perché l'incremento dell'Iva vale per l'anno intero e non soltanto per sei mesi. L'inflazione passerebbe dal 2% dello scenario di base al 2,4%. Mentre i consumi, dal previsto +0,5%, vedrebbero una forte diminuzione collocandosi all'interno di una forbice fra +0,1% e -0,2%.Il comparto agroalimentare è particolarmente allarmato, visto che aumenta anche l'aliquota ridotta che grava su molti prodotti agricoli e di prima necessità. I calcoli di Federalimentare parlano di una «stangata» di 1 miliardo e mezzo sui consumi alimentari, in particolare sui prodotti essenziali. Alla fine di quest'anno, i consumi alimentari domestici registreranno una perdita cumulata negli ultimi sei anni del 9%. E soltanto nell'ultimo biennio la produzione agroalimentare ha perso il 3,5%.Dunque, un intervento sbagliato, nel metodo e nel merito. Nel metodo perché il governo si era impegnato con le parti sociali, imprese e sindacati, a fare di tutto per evitare il pericolosissimo aumento dell'Iva. Nel merito, perché l'incremento dell'imposta in una situazione di domanda interna debolissima genera effetti devastanti sull'economia. Si può parlare di un governo che si comporta da «Robin Hood alla rovescia»: l'aumento dell'Iva, soprattutto sui generi che compongono la borsa della spesa, è particolarmente sentito dalle fasce più povere. Va ricordato che, secondo l'Istat, il paniere dei beni di più largo consumo è aumentato in settembre del 4,7%, a fronte di un'inflazione al 3,2%. Per Coop Italia, l'aggravio indotto dall'aumento dell'Iva sarà di 270 euro l'anno a famiglia.La manovra sull'Iva colpisce inoltre settori già in affanno, come il turismo e la ristorazione. La federazione dei pubblici esercizi (Fipe) parla di una vera e propria «batosta» per bar, trattorie e ristoranti.

 

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