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Legge stabilità: meno irpef e più IVA: un vero raggiro! Le famiglie ci rimettono 3,8 mld a regime, 172 Euro pro-capite.

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La legge di stabilità 2013 non ancora pubblicata in G.U, se non corretta, rischia di rappresentare l'ennesimo stangata per le famiglie ed i consumatori già spremuti e tartassati, che oltre al danno dovranno anche subire la beffa di un Governo, che non sa neppure fare i conti con il pallottoliere.

Il Governo per bocca del ministro Grilli, ha infatti affermato che il taglio delle detrazione vale un miliardo,quello dell'Irpef 6,5 miliardi, quindi ci sarebbero 5,5 miliardi che resteranno nelle tasche degli italiani. Chissà perché nel calcolo, il ministro abbia dimenticato l'aumento dell'Iva, che se non scongiurata dal 1 luglio, costerà 3,3 miliardi in 6 mesi, 6,6 miliardi su base annua, deprimendo i consumi già deboli con fortissime ricadute sul potere di acquisto e sulla capacità di spesa.

Rendendo permanente, da temporaneo nel solo 2012,l'aumento delle accise su benzina e gasolio, il governo incasserà 1,5 miliardi in più l'anno, senza contare che il taglio di deduzioni e detrazioni, colpirà i redditi del 2012 con effetto retroattivo e la violazione dello Statuto dei diritti dei Contribuenti, mentre la riduzione dell'Irpef ,scatterà solo dal 2013.

L'aumento dell'Iva dal 4 al 10% per le prestazioni socio sanitarie svolte dalle cooperative sociali, ossia l'assistenza rivolta ad anziani, disabili, tossicodipendenti, malati di Aids, handicappati e minori che vivono in condizioni di disagio e disadattamento, soggette all'aliquota agevolata del 4%, e d'ora in avanti, con l'Iva che salirà all'11% da luglio 2013, darà il colpo di grazia ai più deboli i disagiati, che dovranno sopportare un aumento di costi.

Per non parlare dell'abolizione della clausola di salvaguardia sulla tassazione del trattamento di fine rapporto (TFR) introdotta nel 2007, che a seguito della riforma Irpef del 2006, che in alcuni casi avrebbe aggravato l'imposizione fiscale sulle liquidazioni, venne concessa la facoltà di optare per la tassazione precedente,in base ad aliquote e scaglioni precedenti, se questo regime fosse stato per loro più favorevole,che comporterà ulteriori aggravi fiscali.

Il Governo Robin Hood alla rovescia, esenta le banche e le fondazioni bancarie, che dovrebbero pagare ben 5 miliardi di euro per trasformare in azioni ordinarie il 30 per cento delle azioni privilegiate possedute nella Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), una conglomerata che rassomiglia tanto all'IRI, per gestire il risparmio postale, che può essere messo a rischio da una politica aggressiva di acquisizioni con un patrimonio di vigilanza inferiore a regole prudenziali di gestione del risparmio, ma stanga ancora le famiglie che rischiano non una partita di giro, ma di raggiro, di pagare un saldo di 172 euro l'anno, tra costi diretti ed indiretti.

 

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