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La protratta chiusura del reparto di Ginecologia del P.O. SS. Annunziata: caso emblematico del ruolo assunto dalle aziende sanitarie in epoca di tagli alla sanità. Le deficienze strutturali ed organizzative dell’Ospedale Pausillipon: un modello operativo

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Uno degli effetti più negativi dei tagli delle risorse in materia sanitaria è che la dirigenza delle aziende sanitarie ed ospedaliere, lasciata da sola a fronteggiare l'emergenza, in mancanza di risorse economiche, finisce per assumere una funzione sostitutiva dell'ente regionale prendendone di fatto il ruolo nelle aree di competenza. E' il caso del P.O. SS. Annunziata, facente capo all'Azienda Ospedaliera Santobono Pausillipon, che per disposizione regionale dovrebbe assicurare il funzionamento di un reparto di ginecologia ospedaliera nel centro storico di Napoli con una ventina di posti letto. Come noto, il reparto è oramai chiuso da lunghissima data per dichiarate deficienze strutturali, e la mancanza di posti letto nell'area interessata non è stata colmata in alcun modo, neppure con un trasferimento presso altri presidi limitrofi. Eppure non è nei poteri discrezionali dell'azienda affidataria del servizio procedere alla sostanziale "soppressione" del reparto assegnatole ed è, anzi, nei suoi doveri fare tutto il necessario per farlo funzionare, pur nella struttura ritenuta più idonea. Ci sembra evidente che, così facendo, l'azienda ospedaliera si sia assunta la responsabilità d'interrompere un servizio pubblico, derogando alla programmazione regionale, forse nella prospettiva di un utilizzo dell' ospedale SS. Annunziata diverso da quello stabilito.
Di qui la reiterata richiesta da parte di Federconsumatori Campania di esibizione della documentazione tecnica in base alla quale il reparto è stato chiuso, richiamandosi in tal modo gli obblighi di trasparenza che devono presiedere alla gestione della cosa pubblica. E, va detto, nonostante si fosse avviato un tavolo di concertazione a livello regionale, la questione assai grave dell'Ospedale Annunziata sembra essere stata poi stranamente accantonata. Come mai?
Nel contempo, mentre un intero reparto di ginecologia rimane inopinatamente chiuso, la medesima azienda ospedaliera gestisce diversamente il polo oncologico dell'ospedale Pausillipon, il quale opera in mancanza di un reparto di rianimazione e, parrebbe, senza neppure aver predisposto la presenza di rianimatori ed ambulanze che coprano la funzionalità della struttura sulle 24 ore.
Ma un piccolo malato di tumore avrà pure il diritto ad una tempestiva assistenza rianimatoria, anche di notte, senza attendere che un eroico operatore monti su di un' ambulanza dal Santobono per arrivare a Posillipo? O i sanitari del polo oncologico dovranno chiamare il 118?
Si fa presente, per cogliere la rilevanza pratica della questione, che in caso di arresto cardiaco il ricorso tempestivo ai presidi dell'assistenza rianimatoria avanzata assicura elevatissime chance di ripresa che, nel volgere di pochissimi minuti, sono irrimediabilmente perse. I piccoli assistiti debbano solo sperare di non aver bisogno d'aiuto dalle ore 20.00 della sera sino alle ore 8.00 del mattino!
Che non si attribuiscano poi eventuali disgrazie solo al caso o alla patologia oncologica di base.
Quello di grandi aziende sanitarie che operano medianti molteplici, distinte, strutture, e che per risparmi di spesa concentrano singoli reparti presso alcune di esse è un modello tristemente diffuso anche in altre regioni. Il meccanismo è molto semplice: si accorpano in un'unica azienda diverse strutture e si eliminano, ci si perdoni l'espressione, i "doppioni". Quello che passa per un opera meritoria di riorganizzazione della quale fanno triste sfoggio molti dirigenti sanitari, altro non è che un taglio, uno dei tanti che sta martoriando la sanità pubblica, con grave disagio e danno per l'utenza. Ma ci sembra che esso non sia attuabile quando le distanze, come nel caso del Pausillipon e del Santobono, siano eccessive tenuto anche conto, circa i tempi di percorrenza, che il raccordo tra le stesse è poi affidato all'attraversamento della città.
Anche per tale questione Federconsumatori Campania ha chiesto alla dirigenza le debite rassicurazioni circa il funzionamento del Polo Oncologico infantile, apportando i necessari correttivi minimi alla sua attuale organizzazione. Che garantiscano la necessaria sicurezza.

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