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Pompei: in atto grandi manovre per le figure manageriali, ma l’obiettivo sembra la corsa ai cento milioni di fondi europei non il risanamento del grande sito archeologico

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Tecnici e manager con varie sponsorizzazioni politiche si stanno contendendo la poltrona di direttore del sito archeologico di Pompei, un'area di valore turistico culturale inestimabile, conosciuta in tutto il mondo per la sua valenza storica ma salita agli onori della cronaca negli ultimi anni soprattutto per i crolli e le difficoltà gestionali. Più che occuparsi della tutela e della piena funzionalità del sito, governo e forze politiche sembrano adesso freneticamente preoccupate di non perdere i 105 milioni di finanziamento stanziati dall'Unione Europea. L'utilizzo dei fondi comunitari è di per sé un fatto positivo che andrebbe salutato positivamente se solo fosse interpretato come l'occasione per risanare, tutelare e rilanciare il complesso archeologico. Il modo con il quale si sta procedendo alla nomina sembra invece tradire la volontà di mettere le mani sul "malloppo" per realizzare progetti speciali per lo più risalenti a oltre un decennio fa e che non affrontano minimamente la vera emergenza di Pompei, cioè la manutenzione ordinaria che eviti i crolli a ripetizione e il lento progressivo sgretolamento delle strutture e dell'immagine del Paese. Federconsumatori e Adusbef ritengono che riscoprire i curricola specifici e le competenze per le alte figure manageriali di Pompei e di tutti gli altri insediamenti di valore storico culturale, debba essere un dovere per il governo e le forze politiche. Questo per non disperdere l'enorme patrimonio artistico-archeologico di cui dispone l'Italia e anche per gli importanti risvolti che la piena valorizzazione di questo patrimonio avrebbe per il rilancio del turismo nel nostro Paese.

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