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Campania Felix: “Salviamo i nostri prodotti: più controlli, meno esercito”

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Il presidente di Federconsumatori Campania, Rosario Stornaiuolo: "Bisogna tutelare le nostre eccellenze: si chiarisca subito quali terreni sono sani e quali inquinati. Servono analisi, non militari. E basta dire che Napoli e la Campania sono luoghi totalmente avvelenati"
pomodori del piennolo

"La terra dei fuochi è un problema e preoccupa tutti. Ma si deve sapere con certezza quali sono i terreni dove si è sversato per tutelare i prodotti campani". Rosario Stornaiuolo, presidente di Federconsumatori Campania, non accetta di veder morire così la propria regione, assieme a tutte le sue eccellenze enogastronomiche e ortofrutticole. La preoccupazione (per usare un eufemismo) nei confronti di ciò che proviene dalla Campania è ai massimi storici. Anche prodotti sicuri e controllati, o provenienti da zone ben lontane dalla famigerata area tra Napoli e Caserta, lamentano un netto calo di vendite. Sicuri e controllati, sì. Ma come fare a distinguerli? La soluzione è solo una: "Mappatura dei territori e sostegno finanziario all'agricoltura di qualità".

Presidente Stornaiuolo, la "psicosi" alimentare è ormai diffusa. I prodotti campani vengono guardati con sospetto e trovano poco spazio sul mercato nazionale. Cosa fare per creare nuova fiducia nei consumatori?

Bisogna anzitutto smettere con questo continuo attacco a Napoli e alla Campania. Stiamo vivendo un momento disastroso, le aziende chiudono e i disoccupati aumentano. Continuare a parlare della nostra regione come un territorio totalmente inquinato, dove non si può nemmeno bere acqua, è semplicemente falso. La "terra dei fuochi" esiste e preoccupa tutti, ma si devono individuare con certezza i terreni sotto i quali sono stati seppelliti rifiuti tossici. Bisogna poi finanziare l'agricoltura di qualità e fissare una politica istituzionale che tuteli i prodotti campani attraverso controlli e analisi sempre più capillari.

Quali sono i comparti più penalizzati?

Sicuramente quelli relativi all'ortofrutta e all'alimentare in genere, con particolare riferimento alla mozzarella di bufala. Purtroppo la psicosi colpisce tutti, non solo chi abita lontano dalla Campania. Ad esempio trovo incredibile che le mamme del Nocerino o di Castellammare protestino per non far entrare il pane di Giugliano nelle scuole del territorio. Siamo al paradosso, quella farina non è nemmeno prodotta nel territorio giuglianese.

C'è però da dire che molti forni clandestini fanno il pane con il legno delle bare, tanto per dirne una. Situazioni che poco hanno a che vedere con la sicurezza alimentare...

Chiariamo una cosa: le leggi per contrastare il fenomeno ci sono, basta semplicemente applicarle. In questi giorni la Guardia di Finanza sta facendo il possibile per reprimere e dare seguito alle denunce. C'è però da dire che anche i cittadini devono fare la loro parte, ad esempio non comprando il pane da quelle bancarelle che si vedono in mezzo alla strada, di cui non sappiamo nulla. Senza contare il fatto che, acquistando da questi signori, daremmo una mano alla camorra.

A proposito dei cittadini: il procuratore antimafia Franco Roberti ha dichiarato che le responsabilità di questa situazione non sono solo delle aziende o della camorra, ma anche di quei contadini che non hanno fiatato pur di guadagnare qualcosa dallo sversamento di rifiuti nei loro terreni. Condivide?

Certo, il procuratore ha pienamente ragione: la colpa è anche di quella minoranza di contadini che si sono venduti per ricavare pochi spiccioli se confrontati alle perdite subite dopo. Per questo dico che bisognerebbe sostenere, anche economicamente, quegli agricoltori seri che lavorano per la nostra Campania Felix. In tal senso bisogna difendersi anche da un altro attacco.

Quale?

Bisogna stare attenti alle aziende che approfittano di questa situazione di crisi per pubblicizzare i loro prodotti a scapito dei nostri. Penso, ad esempio, alla fantomatica "mozzarella di bufala lombarda". Mi chiedo come sia possibile propagandare simili prodotti che nulla hanno a che vedere con l'eccellenza del nostro "oro bianco". Ripeto: c'è solo un modo per uscire da questa situazione: controlli continui, più sicurezza e, soprattutto, mappatura dei territori.

Crede che la situazione sia alimentata anche da alcune campagne di stampa?

Beh, se mi chiede un'opinione su quella famosa inchiesta dell'Espresso, le dico che non si tratta tanto di allarmismo, quanto di una mancata presa di coscienza della realtà. L'acqua di Napoli è controllata e sicura, dire il contrario significa dichiarare il falso. L'Espresso dovrebbe scusarsi con la città e i suoi abitanti.

Il presidente Caldoro afferma con decisione che i prodotti campani sono tra i più controllati al mondo. Non sarebbe il caso di rendere pubblici i risultati di analisi e controlli?

Sì, in questo le istituzioni hanno ancora molto da lavorare. La politica locale e il presidente Caldoro devono dare sicurezze, perché si conoscono benissimo i luoghi dove si è sversato. Per questo dico che la soluzione non può essere più esercito: sono fermamente contrario a questa eventualità . Io dico che la soluzione passa per più controlli e più analisi, nonché per una politica di legalità che non si può pretendere dai cittadini se non parte dalle istituzioni.
Enrico Nocera
28 Novembre 2013

 

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