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Napoli, il Natale 2013 tra povertà e incertezza

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La crisi morde. C'è chi taglia su cibo e regali. E chi invece li ruba. Mentre il Comune risparmia su luci e festeggiamenti. Così Napoli si prepara a passare il peggior 25 dicembre della sua storia recente.

Pasqualotto, 34 anni, disoccupato con moglie e tre figli, si arrangia alla stazione Montesanto, capolinea della ferrovia Cumana «Faccio lo spingitore», ha spiegato aLettera43.it, «cioè aiuto a suon di spinte i pendolari a entrare nei vagoni visto che, mancando i finanziamenti, i treni hanno diradato le corse e partono ogni 40 minuti».
La folla si accalca e litiga, col rischio di farsi male. «Il mio è un lavoro onesto: dopo che li ho spinti nei vagoni, alcuni mi regalano qualche spicciolo. E faccio pure io Natale».
A San Gregorio Armeno, davanti alle botteghe dei pastorai, sono spuntate curiose scritte dai toni categorici: «È vietato scattare fotografie ai pastori». Ma di che si tratta, si intende forse tutelare il copyright? «Macché», ha spiegato sconsolato un artigiano, &l aquo;lo facciamo per evitare che i turisti, distraendosi per fare le foto, vengano derubati dai borseggiatori che nel periodo natalizio qui si moltiplicano come mosche».
Natale povero, a Napoli. E disperato, per molti. In un supermercato del Vomero una donna anziana ha rubato un grande cesto natalizio pieno di dolci, formaggi, vino e frutta secca. All'uscita, ovviamente, l'hanno scoperta e fermata. Ma lei ha fatto in tempo a lanciare il cesto al figlio in motorino, che è scomparso nel traffico col trofeo fuorilegge.
RAPINE A RAFFICA. Sull'Asse Mediano, la superstrada che collega la provincia a Napoli, bande di balordi in moto approfittano del caos da compere natalizie e delle auto in coda per tentare rapine a raffica, pistole in pugno. Assaltano, rubano e poi via, sgusciando impuniti fra le vetture immobili. Natale di stratagemmi. E di furbizie, a volte patetiche.
C'è chi, per risparmiare, prova a riprop orre nel menù di Natale un piatto antico e assai diffuso ma da decenni ormai desueto: lo spaghetto con le vongole fuijute (fuggite, nel senso che se ne sente solo il profumo derivante dall'acqua del mare usata come condimento), che negli Anni 50 e 60 ha sfamato generazioni di poveri che non potevano permettersi i deliziosi (ma costosi) frutti proibiti.
Chi ai frutti di mare non rinuncia, opta per le meno pretenziose cozze dai costi ultra-contenuti.
LE RICETTE PERDUTE. A proposito di cenone, si racconta che dal rione Sanità a Secondigliano, dal Vomero fino a via Chiaia e alle zone chic pur toccate dalla crisi, è tutto un telefonarsi affannoso fra parenti, amici e amici degli amici alla ricerca della ricetta perduta: «Ti ricordi o no com'è che la nonna cuoceva la sua meravigliosa millefoglie?».
«Sì, te lo dico ma a patto che mi confidi quanto zucchero occorre per cuocere gli struffoli come quelli che faceva lo zio Peppino».
Dosi segrete, miscugli miracolosi, papelli volanti, bilance e bilancini: nelle cucine, la crisi morde. Ed è caccia disperata alla ricetta-risparmio. Il Natale avanza. Per molti, rischia di essere «il peggiore di sempre»: «Fra mutui, Imu, tributi locali e chissà che altro ancora», ha raccontato Romeo Sesto, 57 anni, bancario, sposato, tre figli, «la mia tredicesima è già quasi estinta. Perciò, altro che baldorie, champagne e cenone della vigilia al ristorante. E altro che aragosta comprata viva o il babà inzuppato con le lacrime di un raffinato rhum d'annata».
Quest'anno, per festeggiare, «ceneremo in famiglia: si mangerà di meno e solo roba casareccia, recuperata grazie alle ricette dimenticate in credenza o, peggio, snobbate durante i Natali spreconi da portafoglio gonfio».
I napoletani tagliano su cibo e regali

Napoli, il clima «è da Anni 50». Spartano e all'insegna del risparmio, ma senza tracce della smisurata fiducia nel futuro che connotò i giorni del dopoguerra.
C'è chi, come Rosario Stornaiuolo di Federconsumatori, ha pronosticato che sarà «un Natale improntato al super-risparmio e di sapore (quasi) ellenico», perché - ha spiegato a Lettera43.it - «Napoli che è la città più povera d'Italia, per livelli di miseria e disillusione somiglia sempre di più ad Atene e alle città della Grecia più depressa».
Le cifre, terribili, confermano: il 76,8% delle fam iglie napoletane, ha accertato Save the children, ha ridotto la qualità del cibo di cui si nutre. Per mangiare spende 151 euro in meno ogni mese.
Durante il Natale 2013, ha spiegato Federconsumatori, i napoletani si apprestano a spendere per i consumi il 37% in meno. La drastica riduzione delle spese natalizie riguarda otto napoletani su 10 e coinvolge anche i regali per i bambini.
BAMBINI IN POVERTÀ. «I dati più recenti», ha spiegato Stornaiuolo, «confermano che nel Mezzogiorno d'Italia sono 500 mila i bambini che vivono sotto il livello minimo di povertà e che in Campania sono 130 mila i minori che se la passano assai male. Un bambino su tre a Napoli non ha i soldi per mangiare, figuriamoci se potrà mai permettersi di festeggiare degnamente il Natale».
Stornaiuolo non è ottimista: «A Napoli si continua a pagare molto più che altrove per la benzina, per l'assicurazione auto, per l'Imu, per i rifiuti: c'è da meravigliarsi se il Natale dei napoletani somiglia sempre di più a quello dei greci?».
Natale al risparmio, anzi peggio. E anti-consumista per forza. Si dà più spazio ai presepi (che per lo scrittore Luciano De Crescenzo sono «simbolo di amore e di parsimonia»), ma anche le luci natalizie (a risparmio energetico, ne sono state installate lungo un percorso cittadino di 20 chilometri) e gli abeti (almeno quelli che non vengono nottetempo rubati) fanno sgargiante mostra di sé.
UN NATALE AL BUIO. O quasi, visto che fra il sindaco Luigi de Magistris e il sovrintendente ai beni architettonici Giorgio Cozzolino divampa una guerra senza esclusione di dispetti (e di veti reciproci) grazie alla quale l'immensa piazza del Plebiscito, luogo simbolo di Napoli, è stata proibita allo spettacolo e al brindisi di fine d&rsqu o;anno ed è rimasta totalmente al buio per mancanza di autorizzazioni. E al buio rischia di rimanere, fino alla fine delle festività natalizie, a meno che non si riesca nel frattempo a far sì che sindaco e sovrintendente facciano pace deponendo le armi (e i dispetti).
Natale al buio. E peggio per la slitta luminosa con Babbo Natale e le renne, vanto della giunta arancione, anch'essa sfrattata dalla piazza «perché non in regola». Attori, cantanti, intellettuali, politici e cittadini stanno firmando una petizione perché si accendano in extremis le luminarie natalizie in piazza del Plebiscito. I quotidiani sparano titoloni sdegnati. Nel capoluogo dei 130 mila bambini ridotti in povertà, ci si mobilita e indigna per la piazza rimasta al buio. La notte della vigilia potrebbe esserci una processione di napoletani fino al cuore del Plebiscito. Con fiaccole e lampadine. Come i re Magi, ma orfani di stella cometa.

 

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