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Come cambierà la Medicina di Famiglia dopo l’emergenza Coronavirus e come si svolgerà la prossima campagna vaccinale?

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Nulla sarà come prima dopo l'emergenza Coronavirus e, particolarmente, l'attività nello studio del medico di famiglia.


Sarebbe impensabile oggi immaginare nuovi assembramenti di pazienti malati così come accaduto non più di due mesi fa un po' in tutte le sale d'attesa del Sistema Sanitario Nazionale.
A partire dalla Fase 2 gli accessi saranno tutti selezionati previo triage telefonico in maniera organizzata temporalmente e con tutte le dovute precauzioni per impedire eventuali contagi. La necessità di tutelare anche dipendenti e collaboratori, oltre che i pazienti stessi, porterà all'adozione di processi di sanificazione regolari, all'uso di schermi protettivi e di dispenser di gel disinfettanti oltre che di mascherine idonee e guanti. L'uso dei DPI per i medici resta ancora un grave problema vista la mancata distribuzione di materiali idonei da parte delle ASL, e l'obbligo d'uso per evitare i contagi reciproci.
La riduzione degli accessi preordinati sarà possibile anche grazie alla rivoluzione digitale che ha permesso l'invio telematico ai pazienti del NRE (Numero di Ricetta Elettronica) per evitare la stampa ed il ritiro del promemoria cartaceo. In questo modo milioni di Italiani non avranno la necessità di recarsi allo studio del medico solo per ritirare le ricette evitando così di affollare lo studio di persone e burocrazia. Le sale d'attesa dovranno essere sgombrate il più possibile da oggetti e da persone e le visite avverranno con nuove modalità di appuntamento per consentire una visita medica sicura, rapida e finalizzata dopo aver effettuato un approfondito colloquio telefonico prima dell'accesso.
La sorveglianza dei pazienti anziani e dei malati cronici sarà possibile attraverso la medicina a distanza che si avvarrà dalla comunicazione degli esiti attraverso messaggistica (sms, whatsapp, mail) e videochiamate fino alla possibilità di applicare software di telemedicina per ecg, saturimetria, monitoraggio specialistico in rete con le strutture ospedaliere laddove tutto questo sarà realizzabile.
Le visite domiciliari saranno possibili solo se veramente indispensabili e laddove le condizioni di sicurezza lo permetteranno.
Il problema più serio in questo momento è capire come potranno i medici di medicina generale affrontare la prossima campagna di vaccinazione anti-influenzale ed anti-pneumococcica visto che dovrebbe essere anticipata ed estesa a più persone in relazione ad una eventuale nuova ondata di COVID-19.
Restano ancora irrisolte le seguenti questioni:
• dove praticare le vaccinazioni in condizioni di sicurezza vista l'impossibilità di far affluire decine di persone contemporaneamente negli studi medici?
• con quali dispositivi di protezione individuale fare le iniezioni vista la mancata possibilità di approvvigionamento degli stessi?
• come limitare la grande mobilità e dispersione di risorse che già normalmente si verifica nel periodo vaccinale soprattutto nelle città metropolitane?
• come organizzare la tempistica per assicurare una copertura contemporanea ed eventualmente riattivata dopo 3 mesi ad una popolazione bersaglio che è così estesa?
• come essere certi che l'approvvigionamento relativo a quantità e qualità delle dosi venga assicurato per garantire a tutti i consumatori lo stesso tipo di trattamento?
• se tutti i medici di medicina generale rifiutassero in blocco la possibilità di vaccinare la popolazione bersaglio vista l'assenza evidente di sicurezza di contagio, sarebbero in condizioni i distretti sanitari territoriali di poter mettere in pratica tanti vaccini attraverso il personale di cui già dispongono in locali opportunamente sanificati?

Claudia Pizzi, Medico di Medicina Generale FIMMG SIMG

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