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Cosa sono le RSA e perché sono al centro dell'emergenza Coronavirus?

Le residenze sanitarie assistenziali sono strutture non ospedaliere, ma comunque ad impronta sanitaria, che ospitano per un periodo variabile da poche settimane ad un tempo indeterminato persone non autosufficienti, che non possono essere assistite in casa e che necessitano di specifiche cure mediche di più specialisti e di una articolata assistenza sanitaria.
Durante l'epidemia sono finite al centro di inchieste giudiziarie per non aver rispettato i protocolli di sicurezza e aver causato l'esplosione di grossi focolai di contagio, nonché la conseguente morte di un numero di anziani pari a circa 6.000-7.000 in un arco temporale di due mesi.
Quali sono le norme di sicurezza violate?
Le RSA, in tutta Italia, sono diventate focolai di contagio del virus a causa del mancato rispetto dei protocolli di sicurezza: i pazienti positivi al Covid-19 non sono stati separati dai pazienti negativi, andando in questo modo a contagiarli. Non solo non sono stati disposti in stanze diverse; ma alcune di queste strutture addirittura non sono state fornite di guanti e mascherine. In questo modo sono state infrante le disposizioni relative all'igiene dei pazienti. Altresì sono state violate le norme relative alla pulizia e alla sanificazione degli ambienti.

Qual è la situazione su tutto il territorio italiano? Su oltre 600 RSA, centri di riabilitazione, di lungodegenza e case di riposo controllate dai carabinieri del Nas, più del 17% presentava irregolarità relative alla gestione delle procedure e degli spazi riservati a possibili casi di positività per il Covid-19 o alla formazione di operatori e la dotazione di dispositivi protettivi. Nelle strutture non in regola, molte persone sono state denunciate e sanzionante. A causa delle gravi carenze sono state sospese o chiuse alcune attività ricettive, mentre i pazienti sono stati trasferiti in altri centri. Tra gli interventi più significativi, quelli nelle strutture di Taranto, Campobasso, Perugia, Reggio Calabria, Napoli, Roma, Cosenza, Udine e Torino.
Quante sono le vittime nelle RSA? L'Istituto Superiore della Sanità il 25 marzo ha inviato un questionario alle RSA pubbliche e/o convenzionate in cui è stato chiesto di informare sul numero di decessi dal primo di febbraio in avanti. Nel report dell'istituto, datato 14 aprile, risulta che al questionario hanno risposto circa un terzo delle RSA. E alla luce di tali risposte il numero di decessi risultante è di 6673 persone, di cui una parte per Coronavirus e l'altra con sintomi riconducibili al virus.
Qual è la situazione in Campania e come la sta affrontando? La Campania anche è protagonista di questa triste vicenda. Infatti, il bilancio è di 32 morti e di centinaia di contagiati. Queste le strutture più colpite: "La casa di Mela" (NA) con 3 decessi e 30 contagiati; "Madonna dell'Arco" (Sant'Anastasia, NA) con 9 decessi e 30 positivi; "Fondazione Juventus" a Sala Consilina (SA) con 8 decessi e 32 casi positivi; "Centro riabilitativo Minerva" ad Ariano Irpino (AV) con 10 morti e 30 positivi; "Villa Margherita"(BN) con 7 morti e quasi 80 positivi. I contagi interessano sia ospiti delle strutture che il personale sanitario, ma ancora una volta, a pagare il prezzo più alto sono stati gli anziani. L'Asl Napoli 3 Sud ha disposto controlli su 10 RSA, effettuando test rapidi su centinaia di ospiti e di personale sanitario, per cercare dove possibile di arginare il contagio. Inoltre molte RSA hanno provveduto a spostare i contagiati nelle strutture ospedaliere e alla successiva sanificazione degli ambienti. Inoltre, il Governo della Regione Campania ha attivato una task force al fine di individuare se e quali siano state le carenze sanitarie e organizzative all'interno di queste strutture, tali da portare a decine di morti e ad un numero elevato di contagiati.
Quali sono gli interventi e le proposte elaborate dai sindacati? Non possiamo più perdere tempo, bisogna fare presto: servono idonei dispositivi di protezione e strumenti adeguati per gli operatori, estendere al massimo l'utilizzo dei tamponi anche a queste strutture e chiuderle agli accessi dall'esterno, mettere in opera misure organizzative straordinarie che consentano di produrre una separazione reale e concreta tra ospiti colpiti dal virus e no e, infine, per gli ospiti ora isolati dalle proprie famiglie prevedere momenti di contatto da remoto". Sono alcune delle proposte di Cgil, Fp Cgil e Spi Cgil contenute in una lettera inviata al Ministro delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, e ai presidenti delle Regioni e di Anci, Stefano Bonaccini e Antonio Decaro. Concludono, «le azioni messe in campo fino ad oggi non sono affatto sufficienti per affrontare questo grado di emergenza e gli scenari futuri. È necessario agire con la massima celerità. Ogni esitazione o distrazione in questo settore può condurre ad esiti tragici».

All'inizio della pandemia si sentiva molto spesso pronunciare la frase «tanto è una malattia pericolosa solo per gli anziani», come modo per difendersi, per giustificare la poca attenzione. Questo avrebbe dovuto portare maggiori accortezze sulla sicurezza degli anziani, maggior protezione, mentre invece sin dall'inizio non sono stati protetti abbastanza. Basti pensare che con molte probabilità il COVID-19 circola tra gli anziani delle Case di Cura da più tempo di quello che si pensa, quando veniva ancora scambiato per un'influenza e non ne venivano osservate le conseguenze. Secondo il «Survey nazionale sul contagio COVID-19 nelle strutture residenziali e socio-sanitarie» in Lombardia dall'inizio della pandemia nelle RSA sono decedute 1822 persone di cui, 60 positive al virus, e ben 874 con sintomi influenzali o compatibili a quelli del virus.
Solitamente c'è un criterio di «priorità» in questi casi di emergenza, che porta alla maggior attenzione verso chi ha un'età minore: questo non sempre dà informazioni valide sul soggetto e le malattie pregresse. È importante considerare la «fragilità» del paziente, dal punto divisa fisico e psicologico dell'individuo.
In una RSA si trovano perlopiù «anziani fragili», che sono la parte della popolazione più a rischio, sia per il proprio stato fisico/psicologico, sia per la situazione di comunità che vivono quotidianamente, che permette al virus di diffondersi rapidamente. Non si dovrebbe sottovalutare l'importanza che hanno gli anziani per una comunità, sia come esempio, che come parte dei propri affetti, non dovrebbero essere considerati come cittadini di «seconda mano». In una RSA gli anziani dovrebbero trovare cure, attenzioni, solidarietà e la possibilità di continuare ad andare avanti nella propria quotidianità in modo tranquillo.
L'articolo 32 della Costituzione, recita:
«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.»
La Federconsumatori sottolinea come la tutela della salute sia essenziale e primaria, soprattutto quando si parla di persone fragili e anziane. Sulla questione interviene il Presidente della Federconsumatori Campania, Rosario Stornaiuolo:
«Le vittime di cui parliamo non sono numeri, ma persone. La Federconsumatori, sdegnata e commossa da queste morti, si stringe accanto alle famiglie che hanno perso i propri cari e si attiva affinché venga fatta chiarezza su questa triste vicenda.»

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