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Niente pasti per celiaci e diabetici. Gli studenti: «Si provveda o denunceremo le Università»

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L'Unione degli Universitari, in accordo con Federconsumatori, pone in luce un problema spesso sottovalutato: «Nelle mense universitarie non sono serviti piatti per chi è affetto da intolleranze alimentari. Eppure si tratta di un servizio che paghiamo tutti con le nostre tasse...»

L'articolo 4 della Legge Regionale numero 2 dell'11 febbraio 2003 parla chiaro: «Gli uffici della pubblica amministrazione, delle Università, degli istituti scolastici [...] che erogano il servizio mensa ai propri dipendenti, studenti, alunni e pazienti hanno l'obbligo di fornire pasti differenziati ai soggetti aventi problemi connessi all'alimentazione, nonché ai diabetici, ai dislipidemici e a coloro che sono affetti da allergie alimentari in genere». Obbligo che nelle Università campane (esclusa quella di Salerno) viene continuamente disatteso. Sono decine le segnalazione arrivate all'Udu, Unione degli Universitari, da parte di studenti affetti da patologie alimentari che non hanno la possibilità di consumare il pasto in mensa: «Le Università rispettino le leggi dello Stato - dice Rosario Storaniuolo, presidente di Federconsumatori Campania - questo è un diritto negato a tutti gli effetti».

IL CENSIMENTO - La proposta formulata dagli universitari è molto semplice: «Facciamo un censimento degli studenti - dice Giuseppe Sbrescia, rappresentate di Udu e Federconsumatori Giovani - non ci vuole chissà quale spesa, basta fornire loro un documento, all'atto dell'iscrizione, dove si possa barrare una casella dove si afferma che si è soggetti a intolleranze alimentari». Le segnalazioni di questo disagio sono giunte dapprima dal polo di Monte Sant'Angelo della Federico II, Ateneo cui è stata inviata la prima diffida, così come all'Adisu, all'Asl Napoli 1 e alla Regione Campania per conoscenza. Ad oggi nessun servizio di mensa differenziata è attivo, né nelle strutture gestite direttamente dalle Università, né in quelle date in appalto ad aziende esterne. Che comunque si vedono pagare i fondi necessari all'adempimento di questa legge.

GLI SPRECHI - Sì, perché all'interno del costo di quelle famose (e famigerate) tasse regionali per il diritto allo studio che ogni studente si ritrova a pagare ogni anno (e che in Campania sono aumentate del 126 percento nell'ultimo anno, passando da 62 euro alla bella cifra di 140) è previsto anche il pagamento di questo servizio. In pratica la Regione paga 15,50 euro a studente perché il servizio mensa funzioni regolarmente, compreso, quindi, l'obbligo di fornire pasti differenziati. In pratica, come spesso succede, paghiamo un servizio che non riceviamo.

LA CLASS ACTION - Udu e Federconsumatori, assistiti dagli avvocati Carlo Spirito e Felice Petillo, hanno ora intenzione di portare avanti la loro battaglia attraverso vari modi, sia legali che dimostrativi: «Stiamo organizzando un flash mob intorno alla fine di marzo - dice Sbrescia - ci piazzeremo nei pressi delle mense universitarie e chiederemo pasti per celiaci e diabetici». In più è prevista una class action amministrativa: «Non chiederemo risarcimento danni, ma pretendiamo che la pubblica amministrazione, compresa l'Università, rispetti l'obbligo segnalato nella legge regionale. Se entro 90 giorni dalla diffida non avremo risposte, provvederemo a effettuare segnalazioni e denunce nelle sedi legali competenti». «È una battaglia costituzionale per il diritto alla salute - afferma l'avvocato Spirito - la salute e la dignità sociale degli studenti affetti da patologie alimentari non viene tutelata. Noi siamo qui per chiedere una svolta concreta».

Enrico Nocera

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