Questo sito usa i cookie di terze parti per migliorare i servizi e analizzare il traffico. Le info sulla tua navigazione sono condivise con queste terze parti. Navigando nel blog accetti l'uso dei cookie.

EMERGENZA COVID 19

BONUS ENERGIA

SOS TURISTA

SPORTELLO MIGRANTI

CONCILIAZIONI RC

INDEBITAMENTO E SOVRAINDEBITAMENTO

SANITA' SALUTE

FUSIONE

LUDOPATIE

Rivoluzione per le banche europee: al via la direttiva sul ''bail in''

Valutazione attuale:  / 0
ScarsoOttimo 

Dopo sette anni di salvataggi statali, costati 800 miliardi in Europa, la normativa Brrd chiama azionisti, obbligazionisti e depositanti sopra i 100mila euro a farsi carico del primo 8% di perdite degli istituti. Una nuova percezione dei rischi che cambierà i rapporti con la clientela.

MILANO - Da oggi il mondo delle banche cambia. Non lo hanno deciso i banchieri. Ma politici e funzionari dei paesi dell'Unione europea, che dal 2008 si sono svenati, versando circa 800 miliardi - lo ha calcolato la Banca centrale europea, notando che solo una metà è stata finora rimborsata - per evitare a una quantità di istituti di finire travolti dalla crisi finanziaria prima, dei debiti sovrani poi, infine della recessione economica che ha moltiplicato il monte dei crediti inesigibili. In questi sette anni la mano della fiscalità generale ha versato nelle banche del continente una media di 4,8 punti di Pil, con punte del 20% in paesi come Irlanda, Grecia, Cipro, Slovenia. Anche Germania, Austria, Spagna e Portogallo hanno avuto impatti sensibili dai salvataggi di banche. E ogni volta ne hanno fatto le spese deficit e debito pubblico, livello della tassazione e dei servizi.

L'Italia del credito, che finora si è (giustamente) vantata di non avere pesato, se non per una manciata di miliardi restituiti con gli interessi nel caso di Mps, sull'erario, si trova però nella spiacevole situazione di sperimentare sulla pelle un "antipasto" delle nuove regole, tramite la messa in sicurezza delle quattro banche del Centro Italia che ha azzerato il capitale dei loro 130mila azionisti, e i bond subordinati di altri 10mila prestatori, per un valore di 788 milioni di euro, cui vanno aggiunti 275 milioni di simili strumenti lasciati nelle quattro "vecchie" banche Marche, Etruria, Ferrara, Chieti ora in liquidazione.

Per imparare dalle lezioni del passato, contenere la spesa pubblica e per sensibilizzare i banchieri dalle condotte di "azzardo morale" viste nel passato - tipiche di chi sa di non poter fallire - a Bruxelles negli ultimi tre anni si è fatto strada il principio del "burden sharing": che si potrebbe sintetizzare "chi rompe paga", e si applica ad azionisti e obbligazionisti delle imprese quando si trovano a chiedere aiuti agli Stati. Questo principio, introdotto nelle normative Ue dall'agosto 2013, con la nuova direttiva Brrd in vigore da oggi si perfeziona in ambito bancario. Da ora in avanti, quindi, sarà molto più difficile che a pagare il costo delle crisi finanzarie siano gli Stati. La direttiva sul "bail in" (salvataggio interno) prevede che i primi a farsi carico delle perdite bancarie, fino all'8 per cento delle dimensioni dei loro bilanci, siano in ordine decrescente azionisti, obbligazionisti subordinati, obbligazionisti ordinari, e se ancora non basta i depositanti oltre i 100mila euro.

La legge del bail in, che entra in gioco soltanto quando un istituto finisce in dissesto, modifica radicalmente il rapporto tra ogni banca e i suoi clienti. E la percezione dei rischi, da adesso diventa molto più importante. E' probabilmente la fine delle banche come "porto sicuro" dei risparmi, e si spera l'inizio di una nuova era di consapevolezza dei rischi e dei diritti per i generalmente poco esperti risparmiatori italiani. Diventerà sempre più importante far caso al patrimonio primario degli istituti, quelle riserve contabili chiamate a coprire le perdite per prime. Più è alto, più i suoi risparmiatori sono al sicuro. L'indicatore più attendibile è il Common equity tier 1, il nocciolo duro che si misura in percentuale sugli attivi, ponderati per il rischio. La soglia minima in Europa è dell'8%, tutte le banche quotate sono tenute a comunicarlo con la pubblicazione dei conti trimestrali, le altre nel semestre o nei bilanci d'esercizio. Ma più è solida una banca, meno può permettersi di pagare la raccolta su titoli e depositi a correntisti e risparmiatori.

E', questo, un altro cardine dell'investire che le nuove regole cristallizzano: ogni grado di rischio deve associarsi a un adeguato rendimento, alto o basso che sia. Chi vuole tassi più alti in banca rischia di più, e da ora in poi deve prepararsi a pagare per primo.

 

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna